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Una nonna sui piatti


 

Una nonna sui piatti

DANCING

Varsavia| Polonia

 

Pensavo sarebbe stata solo una tranquilla chiacchierata con Paulina. Forse anche con DJ Janeczka. Quello che ho trovato dietro alla porta di un appartamento in via Jerozlimskie a Varsavia ha superato tutte le mie aspettative. Quindici anziani, chiacchiere, danze, pieni di vita; Un’eleganza ed un entusiasmo indescrivibili.

- Benvenuti, benvenuti.

- Signora, facciamo una foto insieme!

- Wiesia, dove è lo zucchero per il caffè?

- Balliamo, sì, lalala lala ....

- Questi panini dovrei metterli sul tavolo, giusto !?

- Che doveva portare il latte?

- ... la nostra Paulina è così meravigliosa, si prende così tanta cura di noi.

- Questa è una mia foto fatta durante un servizio fotografico; questa è un’altra.

- Ogni Giovedì canto al bar Warszawa.

- Vogliono ascoltare Paulina, su, lasciateli sedere. Benvenuti.

- Caffè?

Non ho mai sperimentato nulla di simile. Tenendo presente i miei nonni avevo una visione completamente diversa della terza età. Un periodo per collezionare acciacchi, temere i mali del mondo e le persone cattive in circolazione. Seduto in casa in attesa che arrivi la fine. Qui c'è vita. Felicità. Un’aura di ottimismo difficile trovare anche tra i giovani. E nel bel mezzo di tutto questo, Paulina. Jeans strappati, un’energia travolgente. Ferma e docile allo stesso tempo. Lei è il boss, ma si preoccupa di tutti. Da il là ad un’attività e poi lascia spazio agli altri. Sebbene sia due/tre volte più giovane di loro, qui sono tutti uguali.

- Sedetevi tutti, hanno solo un'ora per ascoltare. Lasciate che parli Paulina.

Per anni mi sono occupata di progetti a sfondo sociale oppure artistici – racconta Paulina Braun, creatrice di Dancing Międzypokoleniowy (in Italiano: ballo intergenerazionale) - Ho lavorato in progetti per diversi tipi di persone, giovani, anziani, senzatetto, e in vari luoghi. Il tutto, però, ha trovato la sua pienezza con l’UFO*. Ero nel posto giusto, al momento giusto. Ho incontrato un gruppo di anziani. Ti dirò una cosa che non ho ancora raccontato a nessuno a parte un paio di amici: Avevamo progettato di fare dei graffiti con alcuni anziani, ma non siamo riusciti ad trovare il denaro sufficiente. Abbiamo dovuto rinunciare. Proprio in quel momento, l'UFO mi ha chiesto di animare questo posto. Era esattamente quattro anni fa. È stata costruita una struttura temporanea in un famoso incrocio di Varsavia, uno spazio aperto, solo per il periodo estivo. Non è stato facile per gli anziani, questa costruzione sembrava così strana. Cercavano di evitarla. Ma li ho voluti invitare lì in modo che potessero sentirla propria. Ho animato questo posto, ho organizzato picnic, riunioni di quartiere. E balli. Dopo l’idea dei graffiti ero già in contatto con diversi anziani. Ero alla ricerca di un DJ senior.

I primi tentativi non hanno avuto successo, ma alla fine mi sono imbattuta in un’intervista di DJ Vika. Fino ad allora aveva suonato solo a feste per anziani, era agli inizi della sua carriera. Ho trovato il suo contatto e le ho chiesto di collaborare. Abbiamo organizzato un evento che è stato un grande successo. DJ Vika è stata incredibile. Ho anche invitato un DJ più giovane di una generazione. C’è stata totale integrazione. Io stessa sono un animale da festa, ma non mi sono mai piaciute queste divisioni, i giovani con i giovani, i vecchi con i vecchi, i poveri con i poveri... In qualche maniera è naturale, ma quando persone di diversa origine si incontrano si genera energia e si abbattono barriere. Dancing ha dato vita a questo tipo di situazione. Ho visto la reazione dei giovani, erano scioccati. Anziani col sorriso sulle labbra? Ballando? Che ci fanno qui? Mi ricordo una scena, delle ragazze che scattavano foto col telefonino, energia positiva, gioia. Ma anche perplessità. In quel momento ho cominciato a pensare che sarebbe stato bello se avessero reagito positivamente ma senza sorpresa. Se fosse naturale per loro incontrare in un club la loro nonna o una sua amica. Volevo cambiare il modo di pensare, l'atteggiamento. E' diventato il mio obiettivo. UFO era finito e ho suggerito a DJ Vika, di continuare, di organizzare più feste. Sono andata avanti.

UFO, un luogo dove la vita professionale e privata cambiato il loro corso. Tra le righe Paulina ha anche ammesso che fu la fine del suo grande amore. E l'inizio di uno completamente diverso.

I primi contatti con gli anziani sono stati piuttosto spontanei. Ho affittato un appartamento a Varsavia e ho deciso di organizzare una cena per i miei vicini. Sono andata da tutti, ho stabilito il giorno e l’ora e ho chiesto a tutti di portare qualcosa da mangiare o da bere. Così abbiamo potuto trascorrere un po' di tempo insieme e conoscerci l'un l'altro. Sono venute persone di ogni età. Abbiamo parlato. Da quel momento la nostra vita è migliorata molto. Una cosa insignificante come una cena può far sbocciare una vasta gamma di nuove possibilità. La gente comincia a parlare e questo porta ad un sacco di conseguenze. Si comincia ad aiutarsi l'un l'altro. Si diventa amici. Ecco come lavoro io – metto insieme delle persone e gli do qualcosa da condividere, qualcosa che li unisce. Un tema comune, uno spazio. E se dai tempo a queste persone, il risultato è sorprendente. Funziona sempre, più di tutti i progetti per i quali vengono concessi fondi. Qualcuno organizza qualcosa, la gente viene, passano del tempo insieme, ma poi tornano alla loro vita e rimane poco o nulla. Devi dare loro qualcosa in comune, un motivo unificante. Questo è l'unico modo per avere effetti a lungo termine. E così funziona Dancing. Mi limito a lanciare il tema, organizzare un paio di cose. Il resto del lavoro viene svolto da coloro che credono nel progetto. Qualcuno capisce che ha un senso, e sarà lui o lei a persuadere altre persone; Può richiedere tempo, anche un anno e mezzo, per unirsi a Dancing. E' questa persona che convince altri, non io. Solo allora avviene un reale cambiamento, l'idea si diffonde. Cominciamo con cose semplici. Una cena. Conversiamo, condividiamo problemi. Con Henryk, un anziano dal nostro palazzo, siamo diventati amici a prima vista. Spesso fa un salto, prende in prestito un film, mi aiuta coi progetti, incontra i miei amici.

Penso ai miei vicini di casa. Non ne conosco neanche uno. Non andiamo oltre uno scialbo "buon giorno". E dagli anziani sono ancora più distante. Perché mi comporto così? Dove l’ho imparato? Provo molta diffidenza, perfino paura, e la cosa mi impedisce di avvicinarmi spontaneamente alla gente per strada.

A te viene naturale? - ho chiesto - non hai problemi ad iniziare il primo contatto con le persone? Anziani, sponsor, senzatetto... nessuna paura?

No, non ho di questi problemi. Da quanto ho memoria vado da uno e attacco bottone. Comunque credo che un sacco di persone abbiano queste inibizioni dovute al sistema in cui viviamo. Andiamo all'asilo, a scuola, e li abbiamo il nostro gruppo. Ci fossilizziamo nelle nostre comunità e con il tempo perdiamo il bisogno di guardarci intorno. La nostra curiosità verso gli altri scompare. Più il tempo passa più diventa normale, più si creano barriere. Le persone si isolano all’interno dei loro gruppi. Abbiamo bisogno di Dancing o iniziative analoghe per ritrovarci. Ci sono un sacco di feste per anziani, ogni giorno qualcosa. Ma lì anziani incontrano altri anziani. Non mi interessa molto. Così non si mettono in connessione persone provenienti da diversi gruppi sociali, non cambia l’immagine dell’anziano. Mi sono imposta uno scopo un po’ più ambizioso. In realtà, fisso sempre obiettivi non facili da raggiungere.

Obiettivi non facili da raggiungere. Sì, capisco perfettamente. Questo è uno degli atteggiamenti che distingue i changemakers dagli altri attivisti.

Una volta ero in una conferenza. Una ragazza mi si avvicinò dicendo che anche lei lavora con gli anziani. Si chiedeva come faccio a farli venire, come faccio a convincerli a far parte di Dancing. Le ho detto che uso la strategia del “rega”. Non ha capito. Io non sono quella che si alza e dice: c’è questo progetto da fare, questi workshop... gli anziani devono frequentare, e tu sei la persona che gestisce. Potrei anche andargli a genio in questa veste, ma instaureremmo ruoli specifici, che creano barriere. Io sono solo un’amica degli anziani, le persone con cui lavoro. Sono i miei “regaz”. Se non fossimo amici, non funzionerebbe. Non ho nemmeno bisogno di dirlo. Loro lo sanno. Sentono che li tratto come partner. Magdalena fa un salto per un caffè, Roman mi manda un messaggio per dirmi che è in giro e passa a fare una chiacchierata. Il mio modo di parlare con loro, di spigargli le cose... sanno che sono loro amica, una “rega”.

E' così difficile da immaginare. Mia nonna la mia rega? Ma le ho viste queste persone, Ho sentito la loro autenticità, la felicità e la fiducia in una vita differente. Entusiasmo che nasconde una domanda ovvia... ma che spunta non appena si chiude la porta.

Paulina, potrebbero morire domattina.

Sì ... Penso che questo sia ... beh, purtroppo devo piangere un po' quando racconto queste storie ... ma è importante. Sai, se uno non ci pensa, non va in profondità, non si capisce. La gente guarda le foto e pensa che queste feste sono una figata. Ma questo è un progetto di vita. Ogni giorno tutto si intreccia. La gente, l'energia, le cose che si possono vedere dall'esterno. Ma ogni tanto ci sono funerali. Malattie toste, storie difficili. E' tutto interconnesso, come nella vita. Questo non è un progetto sul quale si può lavorare per un paio d'anni. No, questo gruppo ... infatti, non è nemmeno un gruppo, abbiamo creato una famiglia. Ho un gruppo di anziani V.I.P., di recente abbiamo avuto il primo incontro in cui gli ho spiegato perché sono così importanti. Loro sono i veri eroi. Sono tutti così speciali. Atipici e comuni allo stesso tempo. Krysia, un’anziana qualunque, è in grado di fare cose così sorprendenti. E’ andata in autostop ad un festival musicale. Arriva alle feste alle due di notte. Lei sa che rappresenta il Dancing e se mostriamo il suo coraggio e come può vivere un anziano potrebbe essere una fonte d’ispirazione per molte altre persone. Oppure Leopold, che di recente ha fatto un tatuaggio. Loro sanno che sono il simbolo di Dancing. Ho dovuto trovarli, metterli in azione, ma ora siamo insieme. Siamo amici, ci conosciamo così bene. E' difficile convivere con quelle storie. Ospedali, malattie, depressioni. Ci sono così tante emozioni, tante storie ogni giorno.

Questa parte della conversazione è avvenuta senza di loro. Diverse settimane dopo l'incontro con gli anziani propongo a Pauline di incontrarci da sole. Ci siamo incontrate in un bar che collabora con Dancing offrendo loro sconti e cene gratuite. Paulina è arrivata in ritardo da un corso da barista per anziani. Tra pochi giorni apriranno un club temporaneo. Provvisorio... ma i progetti e i sogni volano molto più alto.

Lavoriamo già da alcuni anni e ancora non abbiamo una struttura. Oggi penso che inizieremo un attività. Quattro anni fa non avrei mai immaginato che Dancing potesse trasformarsi in un business che riesce anche a fare qualcosa di buono per la gente... Stiamo lavorando su più direzioni. La prima sono gli eventi, Dancing intergenerazionale. Oggi organizziamo feste cool a Varsavia; stiamo per aprire una filiale a Trójmiasto (l’area metropolitana di Danzica). Una filiale senza ufficio ne tetto. Ma ho già un piccolo team. Il mio sogno è avere filiali in diverse città, e in futuro in altri paesi. Per farlo abbiamo bisogno di una struttura. Questo è il mio sogno. Mi concentro su questo progetto ora, ma guardo lontano.

La seconda cosa è la scuola per senior DJ. Non solo qualche workshop, ma una scuola seria, che fornisca nuovi lavori per i pensionati che possono imparare un modo interessante per guadagnare qualche soldo in più, sviluppare una passione, viaggiare, incontrare nuova gente. Questa è un’idea totalmente nuova. Dà così tanta energia... Professione DJ.

Infine l'agenzia di casting, anch’essa già in fase di sviluppo. E' divisa in 3 segmenti: primo, gli anziani; secondo, le minoranze nazionali - una parte importante di Dancing; terzo, i luoghi, case degli anziani che possano essere noleggiate per produzioni cinematografiche. Il tutto si sposa perfettamente con l'intera idea di Dancing intergenerazionale e permette di guadagnare qualche soldo per altre attività e progetti fuori tema.

Questi sono i piani, ma la maggior parte delle cose stanno già accadendo. Dancing intergenerazionale sta diventando un marchio riconosciuto. Dopo quattro, non sempre facili, anni.

Sai, a volte è difficile. Nel corso degli anni, alcune volte non avevo nemmeno un posto dove vivere. Mi sono spostata con il mio zaino da un luogo all'altro, spesso ho dormito da qualche amico, anche dagli anziani. E quando mi rendo conto di quanto ancora potrei fare, realizzare, mi infastidiscono i tanti problemi a cui devo pensare. Ancora spesso non ho abbastanza soldi per pagare l'affitto. Mi manca il tempo di sedermi e concentrarmi su un punto, stanno accadendo così tante cose, tante questioni da risolvere. Vorrei ci fosse già una struttura, uno stipendio, un ufficio. Ci vuole così tanto tempo. Dobbiamo attendere per qualsiasi cosa e intanto la gente muore. Quando incontro potenziali sponsor, partner e gli dico come lavoro, senza dipendenti, senza stipendio, non mi credono. Dicono che Dancing è già un marchio e che non si aspettavano che lo facessi in questo modo, sono convinti che abbia il mio ufficio e un normale stipendio.

Cosa ti fa andare avanti nonostante tutto?

Vedo che posso fare la differenza. Che funziona. Che le cose cambiano davvero, la gente comincia a vivere nuovamente.

È’ mezzanotte. Domani alle 5.00 ho un treno per Cracovia. È’ il momento di salutarci. Lentamente raggiungo la porta. Probabilmente ci incontreremo di nuovo, ci saranno un sacco di occasioni per parlare, ascoltare.... E' una ragazza giovane, lei non morirà.

*UFO - Unexpected Fountain Occupation, struttura simile ad una navicella spaziale installata durante l'estate del 2011 in una delle piazze centrali di Varsavia. E' servita come centro culturale ospitando diversi tipi di eventi per la comunità locale.

 

Maggiori informazioni su Dancing: facebook.com/dancingmiedzypokoleniowy

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