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Quello che entra a Las Vegas, rimane a Las Vegas


 

Quest’estate mi son preso una breve pausa dalla nostra avventura. Sono andato a Las Vegas con un mio amico ad aiutarlo con l’inglese nel corso di un’importante fiera.

La Las Vegas che mi aspettavo di vedere, fatta di palazzi stravaganti e giganteschi, si trova lungo un piccolo tratto di terra, la Strip (striscia, appunto). E' un mondo fatto di plastica, senza dubbio impressionante. Devo ammettere che non ho avuto il tempo di visitare i luoghi più interessanti, come la vecchia Las Vegas, o un passaggio sulla Road 66 o al Grand Canyon, non lontano da lì. La Vegas che ho conosciuto è quella scintillante, un vortice di eccessi. Qui l’ho rappresentata con una viraggio seppia, avendomi dato la sensazione di un luogo in decadenza. Un posto che vive dell’immagine che la gente s’è fatta. Quella che Hollywood ha contribuito a creare con film come la trilogia di Ocean e Hangover, per citarne alcuni. Che non rientra piú nello stile di vita dei Millennials.

Eppure, quando si va a Las Vegas non si può no tentar la sorte al tavolo verde. Essendo li per lavoro e considerando la quota minima di 5$, mi sono concesso un diversivo da 20$. Ho iniziato a giocare a Black Jack. Non che ne sappia gran ché, oltre che si deve andare il più vicino possibile a 21, senza passarlo. Non ha molta a che fare con qualche abilità. Una volta vinci tu. Una volta vince il banco ... Dopo un po’ avevo ancora le mie 4 fiches. Così ho deciso per un altro gioco per eccellenza: la roulette. Siamo nel regno della probabilità e con un cincinin di matematica e una spruzzatina di fortuna si può accumulare un gruzzoletto. Prima di perdere l'ultima puntata avevo raggiunto 160$. Ho deciso di non osare oltre e lasciare quel tavolo in attivo.

Mi ero gasato abbastanza per quella sommetta e l'adrenalina del gioco. Ho iniziato a pensare che avrei offrire la cena al mio amico. E forse quella sera avremmo potuto farci una birretta in più, perché no?!? E ho pensato, potrei comprare qualche souvenir, per la famiglia, Anna. Abbiamo fatto una passeggiata lungo South Las Vegas Boulevard. Tutte quegli annunci sgargianti su stravaganti attrazioni turistiche , divertimento, avventura, sembravano improvvisamente modo più attraenti e fattibili. Tanto non sono i miei soldi. Li ho appena vinti ... Abbiamo visitato un paio di negozi di souvenir. Roba di bassa qualità. Senza senso, nessun messaggio, non un obiettivo più alto. Solo ciaffi che testimoniano che sei stato a Las Vegas.

Ho deciso di distaccarmi e osservare le mie emozioni, un modo per esorcizzarle. Calmarmi. Mi sono reso conto che Las Vegas è una macchina perfetta. Ti da il benvenuto, ti coccola. Non c'è modo di passare senza sentire il richiamo del gioco d'azzardo. E sei li. Se perdi, beh, perdi. Ma se vinci? Butterai quei soldi in ogni caso, magari anche di più. Quello che entra a Las Vegas, rimane a Las Vegas.

Alla fine ho pagato la cena; comprato un paio di cose per i bimbi; più tardi la sera ho giocato parte del bottino a Texas Hold'em contro alcuni tipi dalla faccia esperta. Le mie 10 fiches sembravano meschine contro le pile degli altri giocatori. M’han mangiato tutto e alla svelta. Tutto sommato son riuscito a portare a casa un po' di quel denaro. Questa volta ho vinto io.

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