La FAL, Feministyczna Akcja Letnia (azione femminista estiva), è un campo estivo di alcuni giorni per donne e persone che si sentono tali... Ho appena finito la quarta edizione. Ognuna di loro porta con sé molte emozioni, pensieri, crescita, mi dà un senso di sicurezza, speranza ed energia per i prossimi progetti. Sebbene ognuna di queste esperienze sia stata completamente diversa.
Il primo FAL è stato scioccante. Non conoscevo nessuno, non mi sentivo ancora femminista, sapevo molto poco di questo movimento. Tre donne dal carattere forte mi hanno accolto alla reception. I miei pensieri rimbalzavano tra il "Cosa ci faccio qui?" al "Sarà un periodo interessante". Ero in un momento piuttosto difficile della mia vita - dopo un anno in Italia avevo un sacco di problemi di autostima, per la prima volta di tale portata. Essere in uno luogo in cui nessuno mi conosceva, quindi senza etichette e preconcetti, è stato davvero lenitivo. Era un posto senza giudizi, completamente aperto e pieno di premure. Sebbene non fossero obbligate le persone rispondevano a tutte le mie banali domande sul femminismo, sul com'è essere lesbiche, sul linguaggio sensibile alle tematiche di genere. Ho imparato molto sul mondo, su me stessa, ho scoperto un movimento che conoscevo solo superficialmente.
Alla mia prima FAL sono andata a tutte le attività e seminari possibili e immaginabili, dalla mattina presto alla sera. Il programma del campo è creato dai partecipanti - ogni partecipante può proporre la propria attività. Di solito ce ne sono così tante che ci sono almeno due cose contemporaneamente. La varietà è enorme - dalle lezioni sul femminismo, a diversi tipi di sport, arte, discussioni filosofiche, fino ai laboratori di falegnameria. Della prima FAL ricordo maggiormente il WenDo e di aver spaccato un legno con la mano (su cui scriverò un'altra volta).
Alla seconda FAL ho deciso di far parte del team organizzativo. Ogni campo è organizzato da un nuovo gruppo di persone che assume la guida per l'anno in corso. Ulica Siostrzana [Via Sorellanza], responsabile del campo femminista, è il gruppo più affascinante tra quelli a cui ho avuto la possibilità di appartenere: fluente e informale, ma per diversi anni efficace nel farsi carico del campo. Co-organizzare la FAL è stata una grande sfida per me. Molto lavoro e, almeno all'inizio, non mi sentivo a mio agio in un gruppo di persone che si conoscevano da anni. Sono stata accettata e accolta con gioia, ma mi sentivo ancora intimorita nel far parte di un gruppo del genere. C'è stato anche un momento di crisi. Io ero responsabile del reclutamento - rispondere alle mail e registrare le iscrizioni - e ricordo ancora quella sera in cui è venuto fuori che avevo accettato troppi bambini e troppi cani e non c'era posto sufficiente per tutti. Che stress ... Mi sentivo in colpa, davvero giù. La reazione delle altre persone, in primis Do, che era al reclutamento con me, e poi il resto del gruppo, è stata sorprendente. Hanno semplicemente iniziato a supportarmi. Nessun giudizio, nessun rancore, sebbene fosse chiaramente colpa mia. Ci siamo concentrate sulla soluzione, senza discutere della colpa. Il ricordo del sollievo e delle emozioni che ho provato mi ritorna in mente ogni volta che mi trovo ad affrontare una situazione simile, non importa da che lato.
Alla seconda FAL ho partecipato a meno seminari, ma ho iniziato a condurne alcuni in prima persona. Ho condotto uno dei miei primi seminari sul genere, 12 ore sull'essere donna nella nostra società. Indimenticabile.
Alla terza FAL sono andata dopo una lunga pausa, avendo già iniziato il mio viaggio intorno al mondo. Non è stato un campo facile. In effetti, nessuno di essi lo è stato. Decine di persone che prendono decisioni consensuali, co-creando lo spazio senza regole preimposte è una sfida che raramente abbiamo il lusso di affrontare. E quella da cui probabilmente imparo di più. Sulla cooperazione, su processi decisionali alternativi, sulla comunicazione, sull'espressione del proprio punto di vista, sull'ascolto, sull'efficace risoluzione dei conflitti e, soprattutto, sulla consapevolezza e sul trattare gli altri con rispetto, indipendentemente dalle loro opinioni.
Sono tornata poche settimane fa dalla quarta FAL. E avrei già voglia di tornarci di nuovo. La cosa più importante questa volta sono state alcune particolari relazioni. Da un po' di tempo mi sento bene in questo gruppo, il disagio è scomparso ed è emerso un senso di appartenenza. Quando mi è stato chiesto come mi sento al campo, la risposta che mi è venuta subito in mente è stata: a casa. Vorrei che la mia casa fosse così: piena di persone consapevoli, attente agli altri, pronte a sostenerti, ma anche a prendersi cura dei propri limiti. Piena di ispirazione, che scaturisce dai seminari ma anche da piccoli avvenimenti quotidiani che sono il risultato dello stare insieme. L'essere insieme è la mia migliore definizione per il campo di quest'anno. Mi manca moltissimo la FAL come gruppo, ma anche persone specifiche la cui presenza, gioia, contatto, condivisione di esperienze è stata incredibilmente importante per me.
Grazie per essere lì da anni. Forse non tutti i giorni, ma per certo. FAL è diventata un appuntamento fisso dei mesi estivi che trascorro in Polonia. Tempo per stare con me stessa, per imparare e svilupparmi, per partecipare a fantastici seminari e per riscoprire le mie energie, velate dalla prosa della vita. Mi impressiona il processo di sviluppo della FAL, adoro osservare come si trasforma, diventa vegana, trans-inclusiva, come non dà per scontate decisioni precedenti, ma mette ancora in discussione tutto, esamina e controlla che quanto fatto l'anno precedente è ancora giusto, progressivo, inclusivo, attento. Grazie per aver fornito un luogo del genere ad ognuna di noi, anche se non è sempre semplice e scontato; perché possiamo incontrarci, parlare, essere in disaccordo; perché abbiamo visioni e approcci diversi, ma nel momento in cui varco la soglia di Kacze Bagno, dove si svolge la FAL, so solo che sono al sicuro. E che sono a casa.