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Un'altra Toy Story



 

Un'altra Toy Story

Toy Library

Carrickmacross | Irlanda

 

Qualche tempo fa ce ne andavamo in bicicletta per la campagna irlandese. Stavamo percorrendo su e giù le tortuose colline dell'isola verde finché non ci siamo resi conto di esserci persi – le strade di campagna, in fin dei conti, sembrano tutte uguali. Gira e gira, siamo finiti su una strada chiusa che portava all'unico gruppetto di alberi presente nella zona. Per quanto folle possa sembrare, lì abbiamo incontrato un leprechaun, uno di quei strani folletti vestiti di verde.


All'inizio eravamo un po' spaventati, i leprechaun sono noti per essere dei tipi infidi. Volevamo tentare di ingraziarcelo un po', cosi siamo partiti con un cerimonioso elogio del piccolo angolo di paradiso che aveva e di quanto dovesse essere bello viverci. Non pareva essere particolarmente contento della sua gabbia verde/dorata. Disse con scherno: "se.. sono davvero fortunato come un giocattolo..."


Che strano. Voglio dire, la situazione già di per sé era parecchio strana, ma quella frase era davvero bizzarra. Non avevamo mai sentito quell'espressione. Da noi c'è un modo di dire – disse il folletto vedendoci perplessi – essere fortunati come un giocattolo!


Perché?!?


Vedete, - ci spiegò – noi del mondo fatato non siamo tenuti in grande considerazione, dicono sempre che siamo un po' subdoli, un po' sfacciati, volubili. Guarda a quella Trilli di Peter Pan... i giocattoli invece...siamo discriminati! Parlavate del paradiso?!? Ascoltate questa storia:


C'era una volta, in una fabbrica di giocattoli in una terra molto lontana, un piccolo dinosauro giocattolo di nome Dina. Non era il solito dinosauro giocattolo, ma un bellissimo dinosauro di legno con una caratteristica unica: Dina poteva cambiare colore secondo i gusti dei bambini! Grazie a dei pennarelli speciali che portava sempre con sé, poteva essere un giorno verde, un altro gialla e poi rossa e così via... Ma ancora non se n'era resa conto, confusa com'era, nella grande scatola piena di dinosauri come lei.

- Dove sono?

- Nella fabbrica di giocattoli – rispose uno dei suoi compagni dinosauri.

- E cosa ci faccio qui?

- Presto verremo spediti tutti al negozio di giocattoli, e da lì andrai a casa del bambino che ti prenderà dalla vetrina. E poi starete sempre insieme – te e il tuo bambino - e vivrete felici e contenti.

'Oh, sembra bellissimo!' pensò Dina, ma non disse nulla, ancora intimidita nell'essere insieme a cosi tanti altri dinosauri.


Le cose andarono come le avevano detto: pochi giorni dopo la loro scatola venne spostata e dopo un lungo viaggio finirono in un nuovo posto. Attraverso dei piccoli fori nella loro scatola poteva vedere che il nuovo posto era molto più piccolo della fabbrica e pieno di gente che correva e urlava cose del tipo:

- Prendi questo nuovo arrivo e mettilo sugli scaffali!

- Non c'è più spazio qui!

- Butta via un po' di quella roba vecchia, tanto nessuno la vuole...

Dina non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo, ma non ebbe molto tempo per pensarci, dato che poco dopo delle mani grandi e pelose afferrarono lei e gli altri e li portarono in un nuovo posto: la vetrina. Ed era così diverso dalla scatola! C'era luce, molti altri giocattoli dall'aspetto buffo e poteva osservare tutto ciò che accadeva nel negozio e fuori! All'inizio era un po' spaventata dal trambusto delle persone e delle macchine che le passavano davanti, ma presto si abituò e, anzi, inizio a prenderci gusto. Le piaceva soprattutto quando i bambini attaccavano il viso al vetro, con tanta gioia e una luce brillante negli occhi – uno qualunque di loro avrebbe potuto diventare il suo bambino e lei non vedeva l'ora che succedesse. Giorno dopo giorno, il tempo passava e lei non veniva mai scelta. Continuava a sognare il suo bimbo durante le notti buie, immaginando di giocarci insieme, e stare insieme per sempre. Eppure, durante il giorno, anche quando un bambino si interessava a lei, le persone grandi intorno – di solito chiamate mamma o papà – dicevano: che ne dici di questo invece, quello è troppo costoso. Non era molto sicura di cosa potesse significare “costoso”, quindi una sera, quando tutte le persone erano già sparite, chiese al cane di peluche vicino a lei:

- Cane, costoso... cosa significa?

- Significa che qualcosa costa un sacco di soldi - rispose il cane.

- Ah, e io sono costosa?

- Sì, direi di si.

Dina rifletté per qualche minuto in silenzio. E poi chiese di nuovo:

- E perché la gente non vuole comprare giocattoli costosi?

- Perché hanno bisogno di tempo e fatica per guadagnare denaro, quindi pensano che sia meglio scegliere qualcosa di economico - spiegò il cane.

- Oh, vorrei essere economica! - esclamò Dina.

- No, non credo proprio. - rispose dolcemente il cane.

- Perché no?

- Perché i giocattoli economici di solito non vivono a lungo. Guarda!

Il cane indicò i bidoni della spazzatura, proprio dall'altro lato della strada. E quando Dina diede un'occhiata più attenta pote' notare, nel contenitore con scritto 'plastica', alcune parti di giocattoli che prima erano con lei nella vetrina del negozio.

- È terribile! Cosa gli è successo? – chiese Dina, terrorizzata.

- Sono fatti di plastica, che costa poco. Ma si rompono facilmente e una volta rotti non ha senso ripararli. La gente li butta via e compra un nuovo giocattolo da poco.

Quella sera Dina non disse altro, ma il suo cervello di giocattolo lavorava intensamente. Non riusciva a capire gli umani. Perché comprare qualcosa che non dura a lungo per poi doverne comprare un'altra? Da quel giorno iniziò a tenere d'occhio i bidoni della spazzatura e vide che la gente li usava molto, soprattutto quello della plastica era pieno tutti i giorni. La gente ci buttava ogni sorta di oggetto, cose che non erano vissute a lungo. Perché mettere così tanta energia nel produrli se vivono così poco? Per quanto rimuginasse su quella domanda, Dina non riusciva a trovare la risposta. Presto smise di pensarci, finalmente era stata scelta!

Una fredda mattina, qualche tempo prima di Natale, un'anziana signora entrò nel negozio. Aveva vestiti colorati addosso, capelli bianchi e un grande sorriso che le illuminava il viso. Guardò il nostro dinosauro dritto negli occhi e Dina sentì una connessione immediata. Aveva avuto ragione, pochi minuti dopo fu prelevata dalla vetrina, avvolta in un pezzo di carta colorata e messa nella borsa dell'anziana signora. La sentì dire qualcosa del tipo: Mary sarà così felice!

- Ah, Mary deve essere una bambina! La mia bambina! - disse Dina tra sé e sé saltando un po' nella borsa, non proprio sicura se per la gioia o per la falcata arzilla dell'anziana signora lungo la strada innevata.

E presto arrivò il GRANDE GIORNO. Dopo tutti quei mesi di attesa in vetrina, stava per incontrare la sua bambina! Quel giorno tutto sembrava essere un po' frenetico. Finì sotto un grande albero verde, circondata da altri pacchi colorati. Dopo poco iniziarono ad arrivare tante persone, bambini compresi! Quale sarà Maria? - si chiese Dina. Potrebbe essere quella con i capelli ricci. E aveva di nuovo ragione! Dopo qualche ora le piccole mani di Mary aprirono con impazienza la scatola colorata e vi trovarono un dinosauro.

- Nonnina, è fantastico, un dinosauro, un dinosauro!!! - Mary iniziò a saltare abbracciando il suo nuovo giocattolo. E Dina non riusciva a fermare le sue piccole lacrime. Lacrime di felicità!

I giorni a venire furono come essere in paradiso. Passavano tutto il tempo insieme. Mary la portava in gita in città e al lago, dormivano insieme nel lettino e lei dipingeva il piccolo dinosauro in diversi colori, mostrando i risultati a ogni singola persona che incontrava. Il nostro piccolo dinosauro non poteva essere più felice, immaginando che questa sarebbe stata la sua vita per sempre.

Ma non fu così.

Un giorno Dina si accorse che Mary aveva iniziato a dimenticarla quando andava in gita con i genitori o all'asilo. Non importa – pensò Dina – presto mi verrà a prendere e ci divertiremo insieme, come al solito! Ma nel profondo del suo cuore sentiva che qualcosa non andava. Giorno dopo giorno Mary sembrava essere sempre meno interessata a giocare insieme, riceveva nuovi giocattoli ed era sempre presa da qualche nuovo arrivo. Dina la osservava dall'angolo della stanza, dove sempre più giocattoli si ammassavano col tempo. Provò a chiamare Mary, a mettersi davanti ad altri giocattoli per rendersi più visibile, ma niente funzionava. Era stata completamente dimenticata.

Ancor peggio, dopo qualche tempo venne la mamma di Mary e chiese:

- Mary, usi ancora questi giocattoli?

- No, mamma.

- Allora li mettiamo nell'armadio in cantina.

Così il nostro dinosauro finì di nuovo in un posto buio e angusto, per molti, molti mesi o forse anche anni senza vedere Mary, o il sole, o la strada piena di gente o qualsiasi altra cosa. Era così triste che dormiva per la maggior parte del tempo, senza parlare con nessuno intorno. Sentiva che la sua vita era finita.

Ma dopo un tempo immenso, che le era sembrato un'eternità, qualcuno aprì l'armadio. Ah, Mary è tornata da me! - pensò Dina. Invece, fu messa in un grande sacco nero insieme ad altri giocattoli. Sentì la mamma di Mary dire:

- C'è così tanto disordine in casa, dobbiamo sbarazzarci di alcune di queste cose. Penso di aver trovato il posto giusto per loro.

- Oh no, finirò nel bidone della spazzatura! - Dina si spaventò tantissimo. Ma non era il bidone il posto verso cui era diretta. Era... una ludoteca.

- Dove sono?

- In una ludoteca – rispose un suo compagno giocattolo, un piccolo astronauta.

- Una ludoteca? È come un grande bidone?

- Oh no! - ridacchiò l'astronauta – è come il paradiso!

- È un luogo dove vivono tanti giocattoli e dove i bambini vengono a prenderli, se li portano a casa per giocarci un po' e poi li riportano indietro, per poter prenderne di altri - spiegò un pezzo di un puzzle, uno dei tanti nella scatola decorata con i personaggi di Frozen.

- Ma significa che non avrò un bambino tutto mio?!? - Dina scoppiò in lacrime.

- Ne avrai tanti! E tutti ti vorranno bene! E appena prima che si stanchino di te, ti riporteranno qui così avrai la possibilità di rendere felice un altro bambino. – disse l'elicottero di legno unendosi alla discussione.

- Ma non capisco, pensavo che il mio scopo fosse rendere felice un bambino per sempre! - esitò Dina.

- È impossibile. - disse un pinguino sugli sci - Prima o poi i bambini si annoiano con i giocattoli e anche se no lo fanno, comunque crescono. Puoi passare alcuni anni con un bambino, se sei abbastanza fortunata. Nella maggior parte dei casi sono solo poche settimane o addirittura giorni. E va bene così, perché ciascuno di noi giocattoli da ai bambini un'esperienza diversa, possono imparare con uno di noi una cosa e poi passare a quella successiva. E possiamo tornare qui, incontrare i nostri amici e aspettare che un altro bambino venga a prenderci, tutto eccitato.

'Hm, non sembra poi tanto male', pensò Dina, ma quella sera non disse più niente.

E il giorno dopo arrivò la sua prima bimba, Nile, che la dipinse di viola e giocò con lei per 2 o 3 settimane. E proprio quando Dina aveva iniziato a stare un po' troppo a lungo sullo scaffale dei giocattoli, la mamma di Nile la riportò alla ludoteca, dove incontrò di nuovo il pinguino, l'elicottero, il puzzle e molti altri giocattoli. Passarono alcune notti a parlare insieme delle loro avventure nelle case dei bambini e proprio quando le storie erano più o meno finite, la nostra Dina fu scelta da Kazik. Lui la dipinse di bianco e la portò all'asilo per diversi giorni. E poi Dina tornò di nuovo alla ludoteca, iniziando ad amare la sua nuova vita, piena di viaggi, avventure, sorrisi di bambini e ricordi scambiati con altri giocattoli. In pochi mesi aveva incontrato non solo Nile e Kazik, ma anche Małgorzata, João e Lilly, che la pitturò in 6 colori diversi e andò in giro a dire a tutti che questo era il suo nuovo arcobaleno-sauro! Era così eccitante che non riusciva a smettere di parlarne una volta tornata dai suoi amici alla ludoteca. Fu quella notte in cui si rese conto che la maggior parte dei giocattoli in giro erano di legno, come lei!

- Perché siamo tutti di legno? La maggior parte dei giocattoli che ho incontrato in passato erano di plastica. - chiese ai suoi amici.

- Beh, i giocattoli di plastica sono facili da rompere. - rispose un'ape peluche.

- Sì, lo so già – confermò Dina.

- Ma non è tutto. La plastica non fa bene all'ambiente. - aggiunse uno dei mattoncini dalla scatola delle costruzioni.

- Cosa vuoi dire? - chiese.

- Significa che distrugge il nostro pianeta. La plastica si rompe facilmente, ma è molto difficile da eliminare. Dal bidone, i giocattoli di plastica rotti vengono portati in discarica ed è lì che rimangono per secoli, prima di diventare di nuovo terra. - spiegò un altro mattoncino.

- I giocattoli in legno come noi sono più resistenti, vivono molto più a lungo e sono migliori per il nostro pianeta! - un terzo mattoncino si aggiunse alla discussione.

- Ah, ecco perché siamo costosi! - Dina ricordò la discussione che ebbe nella vetrina.

- Esattamente. E siamo anche giocattoli educativi!- ormai s'era formata una lunga fila di mattoncini che volevano dire la loro.

- Giocattoli educativi? - chiese Dina, nuovamente confusa.

- Sì, significa che siamo creati per stimolare l'immaginazione e la creatività dei bambini. Con certi giocattoli oggi non fai altro che premere un pulsante, ma con noi puoi fare tante cose! - dissero il quinto e il sesto mattoncino parlando uno sull'altro.

- Con noi mattoncini puoi costruire castelli!

- E con i puzzle puoi creare immagini!

- E con il kit del dottore puoi giocare al dottore e fare le visite mediche a tutta la famiglia!

- E con il kit da cucina puoi preparare loro tanti piatti!

- E con i blocchi delle lettere puoi imparare l'alfabeto!

E continuarono ad andare avanti ancora a lungo, ma Dina era già troppo stanca per seguirli e finì per addormentarsi, felice di aver trovato la sua casa, con tutti questi giocattoli interessanti ed ecologici e con la possibilità di incontrare di volta in volta nuovi bambini entusiasti. Non era la vita che si era immaginata, ma ora non poteva essere più felice. Iniziò a essere davvero grata a Mary e a sua madre per averla portata qui. Avrebbero potuto tenerla in un armadio per tanti tanti anni, triste e inutile. Sì, era decisamente piena di gioia e gratitudine nel suo piccolo cuore di dinosauro.


Vedete ora, i giocattoli sono fortunati. Questa è solo una storia, ma ludoteche come questa esistono davvero! - disse il folletto - Ce ne sono diverse nel mondo e noi irlandesi abbiamo la nostra a Carrickmacross, gestita da volontari. E presto ce ne saranno ancora di più, una per ogni città, se sempre più persone continueranno ad avvicinarsi a questa idea. E un giorno, magari, anche noi avremo la nostra fatoteca!


--- Ispirato dalla ludoteca di Carrickmacross, in Irlanda. ---




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