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Un Business?!? Che figata!


 

Un Business?!? Che figata!

INVENTO LAB

Milano | Italia

 

Andrea: Cosa fate esattamente?

Giulia Detomati (Fondatrice e CEO): Siamo una B corp che si occupa principalmente di progetti educativi relativi alla sostenibilità ambientale. Siamo 8 persone, più tutti i mentori che provengono dalle aziende che ci aiutano a sviluppare i programmi. I nostri beneficiari sono i giovani, principalmente delle scuole superiori. Ci focalizziamo sull'imprenditoria sociale e sull'economia circolare. Lavoriamo con una metodologia che fa in modo che i nostri prodotti educativi siano scalabili: formiamo formatori, insegnanti, tutor e volontari - spesso provenienti da altre B corp - e poi portiamo i nostri programmi nelle scuole un po' in tutta Italia. Usiamo modalità diverse, una di queste è l'hackathon che avete visto oggi: i giovani si riuniscono per 3 giorni per conoscere a fondo la tematica dei cambiamenti climatici e preparare soluzioni imprenditoriali in grado di affrontarli. Imparano in modo costruttivo.

Andrea: Come è nata l'idea?

Giulia: Veniamo da un'altra associazione che si occupa di mobilità sostenibile, economia circolare e istruzione. Facendo molte cose mi sono ritrovata a imparare molto sull'imprenditoria. Ho realizzato che l'imprenditoria può davvero cambiare le cose, avere un forte impatto e trasformare sia te stesso che la realtà. Questa è stata l'ispirazione. Combinare i contenuti di educazione ambientale al tema dell'imprenditorialità come strumento per permettere ai ragazzi di capire meglio cosa vogliono fare e quindi concretizzare, implementare progetti. In pratica, non solo in teoria come fanno di solito.

Claudio Avella (Project Management, Sviluppo progetti, Education): Nel momento in cui iniziano a lavorare e si concentrano davvero sulla soluzione, dato un problema passano alla soluzione, dal processo sviluppano le idee e i risultati sono molto più innovativi di più di quello che avevano immaginato inizialmente. Da un progetto, magari semplice, come "Raccogliamo i rifiuti di plastica a scuola", scoprono invece che possono lavorare con quella plastica per fare altre cose, o cambiare le abitudini delle persone, o entrare in tutta una serie di network di soggetti che sono già presenti sul territorio ma hanno bisogno di essere rafforzati. Le opportunità crescono e cambia anche la visione delle cose, cambia il modo in cui concepiscono il mondo.

Andrea: Qui siamo tutti millennials, ma voi avete a che fare con persone che appartengono a generazioni diverse, con modi di pensare diversi. Come vi relazionate a riguardo?

Giulia: A volte una delle cose che dicono è: "Non c'è nulla da fare", "Va bene l'ambiente, ma la cosa più importante è il lavoro". D'altra parte, sono molto più ricettivi alle questioni ambientali rispetto alle generazioni precedenti, sono abituati a sentirne parlare; hanno già un background.

Claudio: Una persona sulla sessantina, oggi, ha visto la nascita e la diffusione della plastica come la grande rivoluzione della nostra società e invece ora ci stiamo rendendo conto che sta provocando molti problemi gravi all'ambiente. Tutto cambia così rapidamente. La lingua cambia, le abitudini cambiano, il modo di lavorare, avanzare nella ricerca. I giovani usano i cellulari come se fossero enciclopedie. Oggi si pensa che l'innovazione sia sinonimo di tecnologia. E non è così. La tecnologia è uno strumento per innovare, ma potrei anche innovare tornando a lavare i bicchieri con la cenere. È un'innovazione del comportamento. Penso che siano gli ultimi strascichi di un periodo di idealismo durante il quale sono state costruite le ideologie e le idee. Ora sembra essere tutto un po' nebuloso, ma in realtà i giovani da queste nubi prendono piccoli temi e li fanno propri. Guarda cosa sta succedendo con Friday for Future.

Giulia: Ci vuole molto per far capire ai giovani che devono fare qualcosa di concreto e mettersi in gioco. A volte tendono a fare ciò che fanno normalmente a scuola: ascoltare una lezione frontale senza mettersi in gioco in prima persona. Ricordo uno dei nostri progetti in cui abbiamo seguito l'intero sviluppo di un'impresa green, dopo il terzo incontro mi hanno detto: "Ah, ma davvero dobbiamo fare un'impresa??? Che figata!" L'avevamo comunicato sin dal primo giorno ... ma forse devono superare i loro stessi blocchi mentali per capire che possono fare qualcosa di concreto, per loro stessi e il loro territorio, anche divertendosi!

Andrea: E cosa serve per fare qualcosa di reale, per cambiare il mondo?

Germana (Education, Comunicazione): Cerchiamo di sensibilizzare i ragazzi, di trasmettere loro fiducia nel futuro e soprattutto di far capire loro che possono realmente e concretamente fare qualcosa, a partire dalle cose di ogni giorno fino ad arrivare alla creazione della loro giovane impresa. Crediamo che in un non lontano futuro tutte le imprese, di ogni tipo, saranno sostenibili.

Sara Melziade (Education, Sviluppo progetti, Comunicazione): L'ottimismo e il crederci. L'ottimismo, che poi ti dà lo slancio di credere di poter essere il cambiamento, la forza di cambiare le cose. Se non c'è quella speranza, è inutile iniziare.

Annarosa De Luca (Project Management, Sviluppo progetti, Education): In una classe elementare abbiamo parlato delle 5R e loro non hanno pensato alle 5R - Riciclo, Riuso, etc ... - ma hanno detto: "Ah, le 5 responsabilità!" La prima cosa che gli è venuta in mente ... e in effetti sono le 5 responsabilità che tutti dovremmo avere.

 
 

Maggiori informazioni su Invento Lab: inventolab.com

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