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Moldova IT


 

Non avevamo davvero intenzione di andarci. Non era di mano. In diversi ci hanno detto che durante l'inverno non ne vale la pena. All'inizio non abbiamo trovato progetti interessanti in cui fare volontariato. Ma qualcosa continuava a chiamarci verso la Moldavia. Forse il fatto che non sapessimo gran che su questo paese, quasi quasi neanche dove trovarlo sulla mappa. Forse perché, anche se si tratta di un paese europeo, la maggior parte della gente non lo considera in Europa. Un angolo dimenticato, da qualche parte, molto lontano. Non conoscevamo nessun moldavo ... o almeno così pensavamo.

Abbiamo scoperto che la Moldavia è il paese più affascinante in questa parte del mondo. Una terra enigmatica, un luogo che sorprende ogni giorno, pieno di persone straordinarie, storie complicate e vino squisito. Qui di seguito descriviamo alcune delle nostre esperienze per chi è in cerca di avventura, relax, belle persone e ricordi indimenticabili.

Tutto è iniziato alle 6 del mattino a Chisinau. Siamo arrivati ​​con l'autobus notturno da Cluj-Napoca, in Romania. Era ancora buio, per fortuna abbiamo trovato un cambiavalute aperto. Tutto il resto intorno era chiuso. Alle 9 ci saremmo dovuti incontrare in un caffè con un changemaker locale, Andriano, fondatore della Moldovan Youth Orchestra. Faceva freddo, in gennaio, almeno -10 C. Non avevamo idea sul da farsi, così abbiamo iniziato a camminare in direzione del bar. Per fortuna, era aperto 24 ore su 24. Eravamo gli unici clienti. Il cameriere si stava facendo un pisolino dietro al bar. Abbiamo ordinato un cappuccino, scrutandoci intorno con curiosità. Il bar era un misto di stile PRL, arte moderna e pub irlandese. Qua e là la faccia di qualche vecchio divo Hollywoodiano. Ma aveva un suo fascino. Il caffè era buono, svegliandoci a dovere per la prossima avventura. Andriano si è rivelato non solo un changemaker, ma anche un artista che aiuta altri ad esprimersi attraverso l'arte. Ed è stato il primo, e certamente non ultimo, ha mostrarci l’ospitalità moldava, dandoci anche un passaggio verso il nostro couchsurfer. La prima persona che ci ha ospitato ci ha aperto le porte del suo piccolo monolocale. Un IT, uno sportivo. E' nato in Moldavia, ha vissuto tutta la sua vita in Moldavia, ma non parla gran che moldavo. Sorprendente, abbiamo pensato. Ma questo era solo l'inizio dello strano rapporto con la lingua.

Abbiamo trascorso le due settimane successive nella casa di una famiglia polacca: Gosia, Tomek e tre bambini - Agnieszka, Michał e Paweł. Tomek è il direttore di Solidarity Fund PL, un'organizzazione con cui abbiamo collaborato durante il nostro soggiorno in Moldavia. Abbiamo condotto seminari, tra tutto per oltre 250 persone in 12 luoghi diversi del paese, parlando di viaggi e facilitando discussioni sui sogni e sul cambiare il mondo. A volte dopo un workshop tornavamo a Chisinau (la Moldavia è così piccola che praticamente qualsiasi luogo del paese è vicino alla capitale), a volte, però, abbiamo pernottato in uno dei villaggi. In Ochnica, per esempio, il punto più settentrionale, vicino al confine ucraino. Abbiamo iniziato con un workshop nella biblioteca locale. 20-25 partecipanti della scuola superiore. E' stato difficile trovare un interprete in grado di parlare inglese, ma è venuto fuori che con l'italiano ce la saremmo cavata. Probabilmente in Moldavia ci sono più persone che parlano italiano che ne inglese. Persino il conducente del bus che ci ha portato a Ochnica. Così abbiamo fatto il workshop in italiano con traduzione in ... sì, in che lingua? E' una cosa complessa in quanto è una presa di posizione politica. Qui le ceneri della guerra fredda sono ancora accese. Prima di tutto - moldavo o rumeno? Alcune persone dicono che è la stessa lingua e dovrebbe essere chiamata rumeno, altri non sono d'accordo. Qualora non bastasse, non potevamo semplicemente essere tradotti in moldavo/rumeno, visto che parte del gruppo non lo parla. Alcune persone qui parlano solo russo. Ma gli insegnanti non vogliono tradurre in russo, tutto sommato, siamo in Moldavia. In ogni caso, il workshop è andato avanti in 4 lingue diverse, alla fine anche l'inglese è stato utilizzato di tanto in tanto. Non è facile con un tale mix parlare di sogni e valori, ma speriamo che qualcosa abbia colpito la mente dei partecipanti. O i loro cuori. Dopo il workshop abbiamo fatto un giro nella biblioteca – bella - guidati da signore del posto. Le donne moldave, in generale, sono sorprendenti. Leader impegnate e molto forti. In Ochnica non solo hanno creato la biblioteca, ma anche un piccolo museo e fantastiche sculture fatte con vecchi libri. In seguito ci siamo lentamente trasferiti a casa di Lilia, dove siamo rimasti quella notte con lei e suo marito. Anche se hanno probabilmente l’età dei nostri genitori siamo stati bene insieme, conversando in italiano (Lilia) e un mix di russo e gesti (il marito). Non sappiamo il russo, ma tra il polacco e un po' di vino siamo riusciti a parlare di tutto. E con tutti, anche con il loro figlio, che abbiamo chiamato via skype da Londra. Come molti altri giovani moldavi è andato all’estero. Il numero di coloro che emigrano è ancora più elevato in Transinistria, paese che sostanzialmente non è riconosciuto da nessuno. Eppure c'è un confine nel bel mezzo della Moldavia, con controllo passaporti e tutto il resto. Si ha bisogno di permessi speciali per poter rimanere più di 10 ore. Noi volevamo restare per la notte. Fortunatamente, avendo attraversato il confine con una ragazza del posto tutto è filato liscio. Siamo arrivati la sera e ripartiti la mattina dopo. Non tanto tempo per fare i turisti. La prima cosa che abbiamo notato è stato il vuoto. Strade vuote. Poche persone, nessuna macchina. Tiraspol, la capitale, non ha il tran-tran delle grandi città. Apriori, l’organizzazione locale che ci ha ospitato, prova ad affrontare questo problema. E’ diretta da ragazzi giovani. Anche loro, tuttavia, trattano questo lavoro come temporaneo e pianificano di andare avanti. Cioè andare via. Gran parte dei giovani moldavi sembrano pronti a partire in qualsiasi momento. Oggi combattono, agiscono, ma qualsiasi variazione nella situazione politica potrebbe spingerli a partire. Per ovvie ragioni, coloro che parlano con noi, o almeno, coloro che sono disposti a esporre le proprie idee, sono pro-Europa. La propaganda russa qua ha molta presa. E l’Europa non fa molto in proposito. Anche se quelli che decidono di rimanere, come Tomek, restano a causa del trasporto verso questo paese e queste persone. Sono affascinati e spaventati dalla situazione in Moldavia. Povertà, mancanza di prospettive, pensiero costante di partire. Tutto ciò si intreccia con la bontà delle persone, la loro ospitalità, la loro autenticità, la passione per il cambiamento di coloro che restano per creare una realtà migliore. Vale la pena visitare la Moldavia, scoprirla com’é adesso. Chissà cosa accadrà nei prossimi anni.

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