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Il Cammino di San Benedetto


 

Prima che Anna lasciasse l'Italia, abbiamo deciso di fare un altro viaggio spontaneo, questa volta percorrendo il Cammino di San Benedetto, che si estende da Norcia a Monte Cassino, tagliando l'Italia in due metà perfette. Il primo giorno abbiamo percorso solo 12 km. Abbiamo iniziato verso mezzogiorno, dopo aver passato la mattinata a raggiungere Norcia e visitarne i resti e la lenta rinascita dopo il terremoto del 2016. Pensavamo di percorrere i 18 km per Cascia, come suggerisce la guida ufficiale. Ma ... lungo la strada abbiamo trovato un posticino perfetto per la tenda. Un'area pic-nic con tavoli, fontanella e persino una griglia per barbecue. Ci siamo fermati per riempire le bottiglie, pronti per continuare, quando ci è venuta l'idea - perché non ci fermiamo qui? Ancora 6 km alla destinazione di oggi e ancora relativamente presto, entrambi sentivamo di dover spingere di più, andare avanti. D'altra parte, in città non avremmo trovato sicuramente condizioni così perfette per una tenda. Il nostro piano era di piantarla in un agriturismo convenzionato, pagando meno di una camera, ma avendo comunque accesso all'acqua e riducendo i contatti con altri turisti. Eppure, qui, in un posto meraviglioso, avremmo potuto avere tutto ciò di cui avevamo bisogno. Alla fine, abbiamo deciso di restare, ma ci è voluta un'ora buona di discussione per lavare via quella sorta di senso di colpa. È stata una lezione importante e un cambiamento significativo dalla necessità di spingersi sempre oltre al sapersi fermare, guardarsi intorno e sfruttare le opportunità che il mondo ci offre. Come per il nostro viaggio in Puglia, continuiamo ad allenarci al viaggio spontaneo, senza pianificare troppo, cogliendo il momento. Non è facile. Ispirati dal navigatore che ci ha portato a Norcia, abbiamo deciso di "ricalcolare" più spesso. Il navigatore non si arrabbia se prendiamo una strada diversa da quella che suggerisce, semplicemente ricalcola e trova una nuova rotta. Anche noi vogliamo imparare a ricalcolare, senza spendere troppe energie nel processo, senza quei sensi di colpa, delusione, senza quell'urgenza interiore di raggiungere l'obbiettivo semplicemente perché ormai l'abbiamo fissato.

 

Abbiamo raggiunto Cascia il giorno dopo per colazione, così ci siamo goduti un buon caffè prima di proseguire. Il che è risultato un po' complicato, visto che la parte iniziale del tracciato era chiusa. Al Centro Informazioni ci hanno suggerito di uscire dalla città lungo la strada principale, ma poi ci siamo persi e alla fine, abbiamo chiesto alla gente del posto che ci ha detto che loro usano il sentiero chiuso, non è così pericoloso, ma ufficialmente non è mai stato riaperto. Incoraggiati, abbiamo continuiamo sul vecchio Cammino e dopo 5 km abbiamo raggiunto Roccaporena, la località in cui nacque Santa Rita. A dominare questo luogo bellissimo c'e' una piccola chiesetta, che protegge la roccia su cui la Santa si recava per pregare e meditare. Santa Rita e' diventata un simbolo di devozione e risoluzione pacifica dei problemi, una sorta di Gandhi medievale al femminile. Quel giorno pensavamo di dormire a Monteleone, ma non siamo riusciti a trovare un posto per la tenda nei pochi agriturismi aperti. Normalmente è più facile trovare campeggi, ostelli a donativo, chiese con strutture di accoglienza, ma a causa del Covid molte sono chiuse. 40 euro a notte in un B&B per il momento non possiamo permetterceli, quindi abbiamo deciso di continuare e trovare un posto per la tenda lungo la strada. Non è stato facile, dopo alcuni chilometri abbiamo finalmente trovato una fontana con l'acqua, un po' fuori città, e dopo esserci lavati abbiamo piantato la tenda sul ciglio di un campo di grano, nascosta dalla strada principale. Per quanto possa sembrare impossibile, qualcuno ha deciso di andare in giro per questo campo nel cuore della notte, magari alla ricerca di qualcosa che ha lasciato lì durante il giorno. Per fortuna hanno visto la nostra tenda e non ci sono passati sopra ...

 

E il momento della montagna! Nel terzo giorno di cammino abbiamo raggiunto il Terminillo, noto come "la montagna di Roma" perché è il principale massiccio nei pressi della capitale e un importante centro turistico. Il che significava anche che il sentiero ha iniziato a salire. Quel giorno pensavamo di raggiungere Poggio Bustone, il luogo in cui San Francesco ricevette il perdono dei suoi peccati dall'Arcangelo Gabriele. Puntavamo ad un vero e proprio alloggio per la notte, ma il destino ha deciso diversamente. Poco più a monte del paese abbiamo trovato un piccolo paradiso in mezzo alle montagne, con un abbeveratoio, ruscelli e la simpatica compagnia di tante mucche e cavalli. Questa volta senza pensarci troppo, abbiamo posato gli zaini ed esplorato il posto. Visto che il sole scendeva velocemente, abbiamo deciso di lavarci subito, sia noi stessi che alcuni dei nostri vestiti. Anna è riuscita senza problemi, ma Andrea ha dovuto fare la fila, dovendo aspettare una ventina di mucche assetate.

 

Rieti, il nostro obiettivo per il quarto giorno era la principale città lungo il percorso, in cui si incontrano diversi cammini. Siamo arrivati alquanto esausti - anche se la distanza coperta non e' stata eccessiva - e decisi a prendere finalmente una stanza, visto che dopo quattro giorni dovevamo ricaricare telefoni, macchina fotografica e power bank. Inoltre Anna avrebbe dovuto fare una lezione di italiano online. Così, abbiamo chiamato il primo posto suggerito nel sito della Via di San Francesco (anche questo passa di qui) e abbiamo prenotato una stanza, o meglio un mini-appartamento con terrazza, per 45 euro. La proprietaria ci ha accolto con grande energia, preparando il caffè e offrendoci panettoni fatti da lei, frutta e yogurt per rimetterci in sesto. Che meraviglia dopo una giornata trascorsa a camminare! La signora non solo gestisce il luogo ed e' una delle figure principali della vita culturale di Rieti, ma e' essa stessa una pellegrina, con una grande passione e un gran cuore. Se vi trovate a Rieti, consigliamo vivamente questo posto, La Terrazza FioRita. È stato bello incontrare anche altri pellegrini. Dopo il primo giorno non abbiamo visto "colleghi" e condividere le esperienze con gli altri è sicuramente una parte importante di ogni Cammino. Ci siamo anche goduti l'accesso alla cucina, così abbiamo mangiato finalmente qualcosa di caldo e un'anguria enorme, perfetta per questo clima.

 

Di solito la crisi arriva intorno al terzo giorno di cammino, la nostra evidentemente si e' attardata un po' ed è arrivata solo al quinto giorno. Potrebbe essere dovuta al fatto che in mattinata abbiamo percorso a passo rapido le colline alla ricerca di un segnale abbastanza buono per fare una sessione di coaching online. Abbiamo coperto più km al mattino, ma pagato pegno con qualche dolorino e stanchezza nel pomeriggio, il che ci ha costretto a fermarci prima di quanto pensassimo. Il nostro piano era di raggiungere il lago di Turano e di trovare un posto piacevole lì, invece ci siamo fermati alla prima fontanella che abbiamo trovato, poche centinaia di metri prima di Posticciola. Come abbiamo scoperto il giorno dopo, lungo il lago (un lago artificiale formato da una diga costruita nel 1939) non c'era posto per campeggiare o fare il bagno, ma nel raggio di 1 km avremmo potuto trovare due posti meravigliosi per piantare la tenda. Anche il giorno dopo non siamo stati molto fortunati. Per la prima volta non siamo riusciti a trovare nessun posto con l'acqua e alla fine ci siamo fermati in cima a una montagna, usando salviettine per rinfrescarci. La sorte si e' fatta perdonare all'ultimo giorno, facendoci incontrare un punto in cui l'Aniene forma una piccola cascata e un'invitante piscina. Pochi attimi di esitazione e ci siamo tuffati. Molto rinfrescante ... o incredibilmente gelida.

 

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