Lo abbiamo incontrato a Bangkok, durante uno dei primi giorni del nostro viaggio. Abbiamo scelto di iniziare quest'avventura dall'Asia, sperando di sperimentare culture che approccino la vita in modo diverso dal nostro, così fortemente incentrato sulla razionalità e poco incline ad altri ambiti come le emozioni, le relazioni, il corpo, lo spirito. Khun è un imprenditore di successo che sostiene altri imprenditori sociali locali nei loro sforzi per essere sostenibili. Ci ha invitato a cena in uno street food bar, seguita da un concerto. Ben presto abbiamo iniziato a parlare del senso della vita, come se ci conoscessimo da secoli. Ci ha parlato molto della mente, come questa abbia un ruolo centrale nel buddismo. Ma parlandone, non indicava mai la testa. Piuttosto, puntava al cuore.
Quella sera è diventata una #MileStoneExperience nel nostro percorso per capire chi siamo realmente e dove e come processiamo e comprendiamo le informazioni sul mondo. Vengono davvero solo dai nostri pensieri? Non è il contrario, che i pensieri a volte coprono l'essenza, cercando di spiegare cose che il cervello (non la mente) non riesce ad afferrare? In che momento abbiamo trasferito la mente nella nostra testa, spostandola dal centro del nostro corpo? E cosa significa veramente mente? Non è più legata al cuore o all'anima che al cervello?
Continuando ad approfondire l'argomento siamo andati a diversi corsi di meditazione, abbiamo iniziato a parlarne e leggerne molto, convincendoci sempre di più che la nostra razionalità - sebbene molto utile e cruciale per la nostra sopravvivenza e il nostro progresso - a volte ci impedisca di arrivare alla giusta comprensione e alla giusta decisione. Ci piace razionalizzare, nel senso di dare una parvenza di argomenti razionali a cose che spesso non hanno nulla a che fare con la ragione. E ci piace avere una ragione, quindi buttiamo lì una spiegazione che suoni il più possibile logica, ma magari non è neanche del tutto collegata ai fatti. È il nostro cervello (mente?) che non è soddisfatto finché non sviluppa una risposta che paia intelligente, piuttosto che tutto ciò che ci circonda essere razionale e logico. Abbiamo conosciuto molte verità attraverso le nostre emozioni, relazioni e legami che sono difficili da esprimere a parole; o peggio, una volta che provi a scriverne, perdono il loro significato. Al solo nominare qualcosa a volte sentiamo come se una parte cruciale dell'esperienza svanisse: racchiusa in una parola, semplicemente scompare.
Oggi sentiamo che c'è qualcosa dentro di noi, né a livello del cervello né a livello del cuore, chiamata mente (o anche voce, intuizione, anima, chiamala come preferisci), che sa bene chi siamo e dove stiamo andando. Lo sentiamo di più nel silenzio della natura, nel vuoto di spazi infiniti, nello spazio tra due parole, osservando profondamente gli occhi di qualcuno. Può essere udita solo qui e ora, poiché questa è l'unica realtà esistente. Spesso, soprattutto nelle grandi città, in questa occidentale corsa, nel trambusto quotidiano, si sopisce un po', aspettando un momento migliore per riconnettersi con noi. Ma di tanto in tanto ci ricorda della sua esistenza con un'improvvisa pugnalata al cuore, il desiderio di qualcosa di indefinito, una tristezza che sorge senza una ragione vera e propria.
Da quando abbiamo iniziato a fare amicizia con le nostre menti la nostra vita è molto più semplice. Ci sono meno sforzi, meno bisogni, meno conflitti esterni e interni. Non che scompaiano del tutto. Ma siamo in grado di osservarli da lontano, analizzarli e imparare, senza prendere le cose troppo sul personale. Perché la maggior parte - se non tutte - di loro in realtà non sono personali. Le accettiamo come sono senza doverle definire buone o cattive. Le cose sono. Noi siamo. La vita è. A volte basta questo, non servono aggettivi.